
Ennio De Bellis (Università del Salento)
Il criterio di scientificità in una rivista filosofica
Il principio guida di qualunque studioso, anche e soprattutto quando egli si trovi a dirigere una rivista, è che la scientificità del suo operato non deve essere limitata da alcun vincolo burocratico.
Ciò non toglie, però, la sua responsabilità nei confronti di coloro che partecipano alla sua attività scientifica, nello specifico come autori di articoli pubblicati sulla rivista scientifica stessa. La cura affinché una rivista mantenga il suo posto nel numero delle riviste scientifiche nazionali rappresenta anche una garanzia del valore delle pubblicazioni dei suoi contributori nell’ambito della comunità scientifica nazionale e internazionale.
L’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario della Ricerca, con delibera del consiglio direttivo n. 42 del 20 febbraio 2019, che è il riferimento normativo più recente, fissa dei criteri di classificazione delle riviste, sia ai fini del loro riconoscimento come riviste scientifiche, sia ai fini della loro inclusione nella Classe A, cioè nel numero delle riviste di eccellenza. Nello stesso documento si connette la classificazione della scientificità e dell’eccellenza delle pubblicazioni su tali riviste direttamente con il sistema di reclutamento e di avanzamento di tutto il personale docente universitario in ambito nazionale.
In tale contesto, la rivista Idee risulta inserita nella lista delle riviste scientifiche di Area 11, cioè quelle che si occupano specificamente di filosofia e di scienze umane.
Il mantenimento della posizione di rivista scientifica nel panorama culturale nazionale e internazionale richiede, però, l’impegno allo scrupoloso rispetto delle succitate norme soprattutto a partire dal presente numero che inaugura la Terza Serie della rivista Idee.
Si è badato con attenzione, quindi, alla circostanza che fossero sottoposti a revisione tra pari a doppio cieco tutti i contributi pubblicati in ciascun fascicolo, tranne ovviamente le recensioni e le parti introduttive e redazionali, e che ci fosse ampio coinvolgimento di esperti esterni in tale processo.
L’altro aspetto che ci si propone di rispettare con la massima attenzione è la regolarità delle pubblicazioni, intesa come corrispondenza tra la periodicità dichiarata e i numeri effettivamente pubblicati.
La rivista si dota, a partire da questo numero, anche di un codice etico, pubblicato sul sito web di Idee, conforme alle vigenti linee guida adottate dal Committe on Publication Ethics.
Idee si impegna, inoltre, a soddisfare tutti i requisiti di processo e di prodotto che sono previsti sia per le riviste scientifiche che per le riviste di “classe A”.
Ciò in attesa di conoscere le valutazioni che gli articoli della rivista stessa, limitatamente ai saggi pubblicati all’interno dei volumi compresi appartenenti alla Terza Serie, potranno ricevere nella prossima VQR.
Dato che, comunque, secondo l’Art. 14 del Regolamento, è sufficiente soddisfare gli indicatori a), b), c), d), e), allora ci si è scrupolosamente attenuti alla normativa nei seguenti campi: a) composizione degli organi delle riviste; b) diffusione nella comunità scientifica e provenienza degli autori; c) accessibilità dei contenuti; d) carattere scientifico dei contributi; e) apertura internazionale.
Per quanto riguarda la composizione degli organi di Idee, si è curato che il Comitato Scientifico fosse composto da studiosi affiliati ad Università, Enti o Istituti di ricerca provenienti da Istituzioni di comprovata qualificazione e prestigio e che non più del trenta per cento dei componenti degli organi stessi appartenessero alla medesima Università, ente o istituto di ricerca.
Relativamente alla diffusione nella comunità scientifica di riferimento si è fatto sì che Idee avesse una specifica diffusione nella comunità degli studiosi di ciascun settore di riferimento e che ci fossero numerosi autori appartenenti alla comunità scientifica provenienti da una pluralità di istituzioni nazionali e internazionali.
Sotto l’aspetto della provenienza degli autori, inoltre, essi sono in maggioranza studiosi strutturati presso Università o enti ed istituti di ricerca italiani e stranieri.
In relazione all’accessibilità dei contenuti, Idee si è dotata di un sito o di una pagina web tale da rendere possibile accedere alle informazioni riguardanti gli indici, gli abstract, il codice etico, la regolarità di pubblicazione, la composizione degli organi, le procedure di revisione e gli obiettivi e ambiti scientifici della rivista. Il sito di Idee, inoltre, fornisce gli abstract anche in lingua inglese e consente l’accessibilità dei contenuti.
L’aspetto più importante per ogni studioso resta comunque il carattere scientifico dei contributi. All’interno di Idee la totalità dei saggi può essere considerata scientifica secondo le caratteristiche dei settori scientifico-disciplinari di riferimento e si segnala per l’originalità, l’ampiezza della trattazione, la correttezza metodologica e dell’analisi critica, oltre che per la ricchezza delle fonti e dell’informazione bibliografica, nonché per la capacità di entrare in un dialogo approfondito col dibattito internazionale.
La stessa importanza per il prestigio di Idee riveste l’apertura internazionale della rivista che è testimoniata dalla presenza continua e significativa di contributi di autori stranieri e di autori italiani operanti stabilmente all’estero, dalla presenza continua e significativa di contributi in lingue rilevanti per il dibattito scientifico, dalla presenza di un Comitato Editoriale e Scientifico di rilevanza internazionale e dalla già citata presenza di abstract nelle principali lingue veicolari del dibattito scientifico.
Si è cercato, quindi, di rispondere positivamente sia alle esigenze di adesione alle normative vigenti che di garantire l’assoluta liberta dell’indagine scientifica ponendo come unica condizione l’estrema serietà della stessa anche in ottemperanza ai requisiti suddetti.
Ne consegue che con la Terza Serie di Idee, che ha inizio con il numero I del 2021, la rivista acquista connotati più specifici, pur ponendosi in continuità tematica con le due serie precedenti. La prima serie, come è noto, prende avvio nel 1986 e giunge al 2009 con 70 fascicoli pubblicati. La seconda serie, invece, parte nel 2011 e si conclude nel 2019 con 18 fascicoli pubblicati.
La Terza Serie, che ha inizio con questo volume, a sua volta comprendente come i precedenti due fascicoli, si caratterizza per tre intenti.
Il primo proposito è quello di recuperare la dimensione storica della ricerca filosofica e quindi di comprendere tematiche, sempre riconnesse alla speculazione contemporanea, che vanno dall’antichità, con il pensiero di Aristotele, al XV secolo, con Luca Pacioli, il maestro di Leonardo da Vinci, al pensiero del XIX e del XX secolo, con la riflessione sulla praxis e con il pensiero di Apel, fino a giungere a tematiche di interesse contemporaneo, con la questione se esiste una filosofia italiana, con la problematica legata alla differenza sessuale, al rapporto tra dispotismo orientale ed Islam e al paradigma attuale dell’antropologia.
Il secondo intento è quello di incrementare la dimensione internazionale della rivista mediante l’ingresso di prestigiosissime figure nel comitato scientifico provenienti dalla Université Paris-Sorbonne, dalla Aristotle University of Thessaloniki, dalla University of South Bohemia in České Budějovice e dalla National University of Colombia in Bogotá. Sempre nel numero delle università internazionali è necessario aggiungere la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia accademia delle scienze sociali. Ricopre un suo ruolo, in questo, la rubrica “Voci dal mondo”, dedicata in questo numero alla figura di Lech Witkowsky.
Il terzo criterio è segnato dal riconnettersi di questa rivista alla rete nazionale e internazionale delle riviste scientifiche sia mediante il livello scientifico dei contributi sia mediante l’adesione agli standard internazionali nei criteri editoriali.
Nel presente volume si possono, così, individuare tre parti.
La prima parte è quella che, appunto, si allinea allo standard delle riviste nazionali e internazionali nella varietà delle tematiche trattate, offrendo il panorama della ricerca avvenuta all’interno di Idee, con la specificità del ritorno alla prospettiva storica sia sotto il profilo metodologico sia sotto il profilo biblioteconomico anche mediante un indice ordinato secondo il criterio cronologico degli argomenti trattati.
Il primo articolo, quindi, è quello di Elena L. Lappa, dal titolo Aristotle’s Motion, Change and Contrariety as Key Factors for our Understanding of the Physical World. Lappa presenta un interessante approfondimento della dottrina di Aristotele sulla filosofia della natura a partire dalla definizione di movimento che mette in discussione la tradizionale ricezione della dottrina fisica dello Stagirita secondo cui egli presenta un mondo assolutamente statico posto, dai pensatori moderni, in opposizione alla concezione inerziale della natura del moto.
Il secondo intervento risulta di particolare interesse, poiché vede la collaborazione di una studiosa di filosofia e di uno di genetica. Dimitra Balla e Zacharias Scouras scrivono su Aristotle and Darwin on the Birds’ Beaks: Evolutionary Affinities. Il pregio della pubblicazione è incrementato dal fatto che l’oggetto della ricerca è proprio un pensatore antico come Aristotele messo in confronto con uno scienziato vissuto ventidue secoli dopo come Charles Darwin. Lo scopo di questo articolo è quello di far luce sulle affinità tra l’approccio di Aristotele e quello di Darwin allo studio degli uccelli. Entrambi i pensatori esaminano gli uccelli quali sistemi di strutture e funzioni che operano nel loro ambiente e ne sono influenzati. Di particolare interesse risultano, infatti, i passi rilevanti, tratti dal De partibus animalium di Aristotele e dal Journal of Researches di Darwin, dove si sviluppano le spiegazioni di adattamento della forma del becco nelle diverse specie all’interno di un gruppo.
Il terzo saggio, che è di Efthymios Pappas, ha per titolo La materia prima in Aristotele nel XX e XXI secolo e rappresenta una sorta di provocazione che induce ad approfondire gli studi sull’epistemologia contemporanea messa a confronto con quella aristotelica soprattutto in rapporto al paradigma meccanicistico della scienza moderna.
Il quarto articolo ha come autore George Stremplis e il suo titolo è Why Environmental Bioethics Needs Aristotle? A Critical Approach. In questo testo si opera un riesame dell’opera di Aristotele nell’ottica di una migliore comprensione della connessione complessa e dinamica tra gli esseri umani e il mondo naturale. Ne risulta che lo Stagirita offre gli strumenti concettuali per ristabilire il valore intrinseco della natura, non condizionato da fini antropocentrici, e che già in Aristotele si possono intuire l’interesse per la sostenibilità e per il controllo della popolazione, come cruciali responsabilità etiche e politiche inestricabilmente legate alla richiesta di giustizia distributiva e intergenerazionale.
Con l’articolo di Rita Argentiero, dal titolo Luca Pacioli: dalla certitudo mathematicarum alla matematizzazione dell’universo, si copre il periodo speculativo umanistico-rinascimentale.
Il saggio indaga il ruolo rivestito da Luca Pacioli, uno dei maestri di Leonardo da Vinci, nello sviluppo della scienza matematica. Ciò avviene mediante l’approfondimento di alcuni passaggi chiave tratti dalla Divina proportione e dalla Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalita. Dall’indagine emerge il rapporto di subordinazione di tutte le discipline nei confronti della matematica, la quale è lodata non solo per la certitudo e l’utilitas, ma anche in una prospettiva teologica. Di particolare interesse il fatto che il religioso attribuisce a Dio l’utilizzo della scienza matematica per la strutturazione dell’Universo.
Il successivo contributo è di Giulia Miglietta e ha come titolo Il principio analogico in Die Philosophie des Als Ob: analisi teoretica della struttura e dell’applicazione delle finzioni nella praxis. Il contributo indaga la struttura gnoseologica della finzione, le modalità con le quali essa è applicata all’esperienza e l’uso inconsapevole che il pensiero ne fa sul piano pratico e speculativo. La “filosofia del come se” prende le mosse dallo studio della natura del pensiero e si articola come un sistema tale da coinvolgere ogni singolo aspetto della vita dell’uomo, dalla scienza alla religione, dall’arte alla morale, dal diritto all’economia.
In ordine cronologico delle tematiche trattate si situa poi l’articolo di Giuseppe Pintus dal titolo L’architettonica del discorso di K.O. Apel. Studio sull’etica della comunicazione come modello per un’etica generale. Il saggio prende in esame la proposta elaborata da Karl-Otto Apel di una architettonica dell’etica del discorso in quanto etica della comunicazione. L’autore, su questa base, tenta di mettere in evidenza alcune fragilità e di individuare possibili alternative all’elaborazione di un’etica della comunicazione intesa come modello per un’etica generale.
Tematiche proprie della filosofia contemporanea sono presenti nell’articolo di Fabio Ciracì dal titolo Esiste una filosofia italiana? Lo studio prende le mosse dalla costatazione che uno dei problemi fondamentali relativi alla storia della filosofia italiana è se essa sia o meno un qualcosa di chiaramente riconoscibile, un’identità definibile a partire da coordinate storiche e geografiche o determinabile in relazione alla tradizione o alla lingua d’uso o piuttosto in base a caratteristiche peculiari. Il pregio di questo contributo consiste proprio nella posizione del problema della ricerca, al di fuori di qualunque approccio ideologico o essenzialista al problema, di una cifra identitaria, ovvero di una maniera o di uno stile nel ragionare e nel filosofare, che permetta di riconoscere chiaramente una qualche caratteristica peculiare del pensiero italiano, al di là delle presunte o effettive influenze esterne.
Il pensiero contemporaneo è l’oggetto dell’articolo di Giorgia Salatiello dal titolo Natura umana e differenza sessuale. In questo saggio si mette in discussione la teoria del gender secondo cui il termine “sesso” è impiegato per riferirsi al semplice dato del sesso biologico, genetico, somatico e cerebrale ed esso è ritenuto ininfluente nella strutturazione dell’identità personale, per la quale sono posti in primo piano i fattori socio-culturali o le insindacabili scelte della libertà individuale. Salatiello mette in discussione questa visione parziale della persona ricordando la necessità di salvaguardare la peculiare umanità del differire che non è né un fatto puramente biologico, né un semplice costrutto culturale, ma una dimensione trasversale dell’umano nella sua integralità.
L’intervento di Calogero Caltagirone ha per titolo La riscrittura della “grammatica” antropologica nel mutamento di paradigma attuale. Caltagirone rileva che la tradizione umanistica con i suoi paradigmi, che hanno caratterizzato la cultura occidentale, attraversa un periodo di crisi tale da mettere in discussione il discorso antropologico. Ne consegue che la ricerca filosofica è costretta ad un allargamento delle sue prospettive interpretative.
L’articolo di Federico Stella, dal titolo Dispotismo orientale e Islam. Riflessioni sulla storia di un concetto, offre importanti strumenti per la comprensione della contemporaneità. Stella esamina il fenomeno del dispotismo nell’Islam il quale, sotto il profilo politico, si presenta inizialmente come una religione di carattere guerriero che si espande per mezzo della spada e non della predicazione pacifica. Ciò ha indotto gli autori moderni a vedere in esso l’ennesima manifestazione del dispotismo orientale che, dall’epoca classica, era considerata la tipica forma di governo dei popoli asiatici e barbari.
In ambito politico si muove anche la ricerca di Pompeo Fabio Mancini, dal titolo Soggetto e individuo. Costituzione del civis moderno tra lineamenti teorico-politici e prospettive antropologiche. Egli rileva che la cittadinanza moderna riconosce il soggetto come entità giuridica ed espressione del processo di trasformazione politica, economica e socio-culturale dello Stato e l’individuo come emblema di un nuovo paradigma antropologico.
Rappresenta invece un contributo assolutamente originale, anche rispetto alle tematiche trattate in questo numero della rivista, l’articolo di Fabrizio Valenza dal titolo La necessità di una visione unificata dell’esperienza, in cui quasi provocatoriamente si propone quella che viene definita come “filosofia mistica della conoscenza” che dovrebbe essere capace di unire la logica conoscitiva razionale alla modalità tipica della mistica.
La seconda parte del volume si struttura come monotematica, ed è dedicata al pensiero di un autore straniero meno noto che viene proposto anche al pubblico intellettuale italiano.
Preceduto da una nota biografica, si presenta il testo di Lech Witkowski dal titolo Le trasformazioni e le loro dominanti: tra dinamica e struttura della processualità. Nel testo, l’autore riflette sui contesti di trasformazioni che egli definisce “meta-pedagogiche” in riferimento all’ermeneutica, alla psicanalisi e all’antropologia, così come in relazione a quello che lui presenta come progetto di “scienze umane applicate”.
Direttamente connesso a questo testo è il contributo di Salvatore Colazzo dal titolo A proposito di un saggio di Lech Witkowski sull’agire educativo come agire trasformativo. Il saggio si propone di individuare le linee portanti del pensiero pedagogico di Witkowski, il quale disegna una criteriologia meta-pedagogica dell’agire educativo. Colazzo mette in luce il fatto che nel pensiero di Witkowski l’uomo è un animale integralmente culturale, iscritto in un ambiente “naturale” da cui trae le risorse e che ugualmente culturale è l’ignoranza che oggi si dà del background naturale su cui poggia l’umano, il quale sta deteriorando il pianeta. Donde la proposta di una rivoluzione epistemologica che miri a realizzare livelli di complessità del pensiero tali da giungere a un nuovo patto tra gli uomini e tra questi e la natura.
Segue il saggio di Mario Castellana dal titolo Sulla costante presenza di Federigo Enriques nella strategia teorica di Lech Witkowski, in cui si rileva che il pensiero di Witkowski è strettamente connesso a quello di Federigo Enriques. Castellana ricostruisce il divenire teorico dell’autore in rapporto alle sue meta-riflessioni sulla natura di altre discipline come quelle socio-pisco-pedagogiche e al confronto critico con figure quali Bateson e Habermas.
Conclude la sezione monotematica l’intervento di Riccardo Campa, dal titolo La pandemia e il ritorno del positivismo. Una riflessione attraverso le lenti della metapedagogia di Lech Witkowski, in cui si prende spunto dal testo di Witkowski per sviluppare alcune riflessioni sull’emergenza pandemica in cui si evidenzia che essa ha sancito il ritorno, sulla scena mediatica e nel mondo intellettuale, del paradigma metascientifico positivista.
La rivista si conclude con la terza parte che è dedicata alle recensioni di Rita Argentiero ad Aristotele, Organon, a cura di Maurizio Migliori, di Caterina Calcagno ad Alberto Maritati, La nave dei veleni, di Pietro Console ad Albert Lautman, La matematica come resistenza, di Irene Giannì a Mimmo Pesare, Il soggetto barrato – per una psicopedagogia di orientamento lacaniano, di Valeria Giannone a Jean-Luc Marion, D’ailleurs, la Révélation, di Antonio Musarò a Mario Castellana, Cuori pensanti in filosofia della scienza. Hélène Metzger, Simone Weil, Suzanne Bachelard, Barbara McClintock, di Mariangela Rosato, a Crisi della democrazia, a cura di Laura Bazzicalupo e di Ida Russo a Elena Pulcini, Tra cura e giustizia. Le passioni come risorsa sociale. Porgo i più sentiti ringraziamenti alla Comunità delle Monache Benedettine di “San Giovanni Evangelista” in Lecce che ha creduto nel nuovo corso inaugurato con la Terza Serie della rivista Idee e ha offerto a questo progetto editoriale tutto il suo supporto materiale e spirituale.
Abstracts
Elena L. Lappa
Aristotle’s Motion, Change and Contrariety as Key Factors for our Understanding of the Physical World
Abstract The issue of motion and change holds a central position in Aristotle’s Philosophy of Nature. In this paper, I will attempt to treat Aristotle’s theory of motion in close relation to his categories of potentiality (δυνάμει) and actuality (ἐνεργείᾳ), as well as his theory of contrarieties, so as to show that his doctrine of the physical world is a dynamic and not static one. A central place in the discussion holds the analysis of the basic definition of motion and the attempt to analyse motion as the process of the realization of the potential, the transition from potentiality (δυνάμει) to actuality (ἐνεργείᾳ), which leads to a dynamic picture of the physical world.
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Dimitra Balla, Zacharias Scouras
Aristotle and Darwin on the Birds’ Beaks: Evolutionary Affinities
Abstract The aim of this paper is to shed light on the affinities between Aristotle’s and Darwin’s approaches to birds, which are treated by both biologists as systems of structures and functions that operate in their environment and become affected by it. To this purpose, we will take a close look into relevant passages from the On the Parts of Animals and the Journal of Researches, where adaptation explanations of the form of the beak across different species within a group are developed.
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Efthymios Pappas
La materia prima in Aristotele nel XX e XXI secolo
Abstract L’intento di questo saggio è quello di esaminare e spiegare alcuni aspetti dello sviluppo del concetto di materia prima in Aristotele in confronto con l’avvento delle nuove scoperte relative alla teoria quantistica che hanno cambiato in profondità il concetto di sostanza.
The aim of this essay is to examine and explain some aspects of the development of the concept of prime matter in Aristotle in comparison with the advent of new discoveries relating to quantum theory that have profoundly changed the concept of substance.
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George P. Stremplis
Why Environmental Bioethics Needs Aristotle? A Critical Approach
Abstract In the light of the worldwide environmental degradation, Environmental Bioethics must provide a new sociopolitical and scientific paradigm. This paper aims to bring into focus a re-examination of Aristotle’s work, as the Stageirite’s early environmental interest contributes to a better comprehension of the complex and dynamic connection between human beings and the natural world. Moreover, it investigates the conceptual tools for re-establishing Nature’s inherent value as non-derivative or depended on anthropocentric ends. Finally, it highlights Aristotle’s interest in sustainability and population control, as crucial ethical and political responsibilities inextricably linked to the demand for distributive and intergenerational justice.
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Rita Argentiero
Luca Pacioli: dalla certitudo mathematicarum alla matematizzazione dell’universo
Abstract L’articolo si propone di studiare il ruolo che Luca Pacioli attribuisce alla matematica, mediante l’analisi di alcuni passaggi chiave tratti dalla Divina proportione e dalla Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalita. Dall’indagine emerge il rapporto di subordinazione di tutte le discipline nei confronti della suddetta scienza, la quale è lodata non solo per la certitudo e l’utilitas, ma anche in una prospettiva teologica: infatti il monaco individua l’utilizzo, da parte di Dio, della matematica non solo nella struttura ordinativa dell’universo, ma anche in quella compositiva.
The article aims to study the role Luca Pacioli attributes to mathematics, through the analysis of some key passages taken from Divina proportione and from Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalita. From the investigation emerges the relationship of subordination of all disciplines towards the above-mentioned science, which is praised not only for its certitudo and utilitas, but also in a theological perspective: in fact, the monk identifies God’s use of mathematics not only in the ordering structure of the universe, but also in its composition.
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Giulia Miglietta
Il principio analogico in Die Philosophie des Als Ob: analisi teoretica della struttura e dell’applicazione delle finzioni nella praxis
Abstract La riflessione che segue ruota intorno a La filosofia del come se del filosofo post-kantiano Hans Vaihinger. In particolare, si analizzerà la struttura gnoseologica della finzione e la sua applicazione all’esperienza per dimostrare che, al di là della specifica peculiarità di ogni prodotto finzionale, tutte le finzioni condividono uno stesso meccanismo: il principio analogico.
The analogical principle in Die Philosophie des Als Ob: theoretical analysis of the structure and application of fictions in praxis. This study concerns The philosophy of as if by the post-Kantian philosopher Hans Vaihinger. In particular, it will be analyzed the gnoseological structure of fiction and its application to experience in order to demonstrate that, beyond the specific peculiarity of each fictional product, all fictions share the same mechanism: the principle of analogy.
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Giuseppe Pintus
L’architettonica del discorso di K.O. Apel. Studio sull’etica della comunicazione come modello per un’etica generale
Abstract Il presente studio tenta una ricostruzione dell’architettonica del discorso elaborata da Karl-Otto Apel per mostrarne le strutture fondamentali. Tenta inoltre di mettere in evidenza alcune fragilità e di individuare possibili alternative all’elaborazione di un’etica della comunicazione intesa come modello per un’etica generale.
This study attempts a reconstruction of the architecture of discourse elaborated by Karl-Otto Apel in order to show its fundamental structures. It also tries to highlight some weaknesses and to identify possible alternatives to the development of an ethics of communication seen as a model for a general ethics.
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Fabio Ciracì
Esiste una filosofia italiana?
Abstract Esiste una filosofia italiana? Cosa definisce la filosofia come italiana? L’obiettivo di questo articolo è indagare i criteri utilizzati nella tradizione filosofica – storia, linguaggio, caratteristiche essenziali, teorie – per una definizione euristica della categoria storiografica, evitando un approccio ideologico o essenzialista al problema.
Is there an Italian philosophy? What defines philosophy as Italian? The aim of this article is to investigate the criteria used in the philosophical tradition – history, language, essential characteristics, theories – for a heuristic definition of the historiographic category, avoiding an ideological or essentialistic approach to the problem.
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Giorgia Salatiello
Natura umana e differenza sessuale
Abstract In questo saggio si mette in discussione la teoria del gender secondo cui il termine “sesso” è impiegato per riferirsi al semplice dato del sesso biologico, genetico, somatico e cerebrale, ed esso è ritenuto ininfluente nella strutturazione dell’identità personale, per la quale sono posti in primo piano i fattori socio-culturali o le insindacabili scelte della libertà individuale. Salatiello mette in discussione questa visione parziale della persona ricordando la necessità di salvaguardare la peculiare umanità del differire che non è né un fatto puramente biologico, né un semplice costrutto culturale, ma una dimensione trasversale dell’umano nella sua integralità.
This essay questions the gender theory, according to which the term ‘sex’ is used to refer to the simple fact of biological, genetic, somatic and cerebral sex, and is considered irrelevant in the structuring of personal identity, for which socio-cultural factors or the unquestionable choices of individual freedom are placed in the foreground. Salatiello questions this partial view of the person, pointing out the need to safeguard the peculiar humanity of differentiation, which is neither a purely biological fact nor a simple cultural construct, but a transversal dimension of the human being in its entirety.
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Calogero Caltagirone
La riscrittura della “grammatica” antropologica nel mutamento di paradigma attuale
Abstract È ormai un dato di fatto che si è entrati in un’epoca che sta imponendo una mutazione radicale della “totalità figurale struttura” dell’umano. Sono messe in crisi le tradizionali immagini umanistiche che hanno caratterizzato la cultura occidentale che costringono il discorso antropologico a non legarsi più al linguaggio canonico tramandato, il quale implicando un allargamento delle sue prospettive interpretative, è obbligato a riscrivere nuove grammatiche e sintassi in grado di orientare l’umano a pensare le trasformazioni e a pensarsi in trasformazione.
It is now a fact that we have entered an era that is imposing a radical mutation of the “total figural structure” of the human being. The traditional humanistic images that have characterised Western culture are in crisis, forcing anthropological discourse to no longer be bound to the canonical language that has been handed down, which implies a broadening of its interpretative perspectives, and is obliged to rewrite new grammars and syntaxes capable of guiding the human being to think about transformations and to think himself in transformation.
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Federico Stella
Dispotismo orientale e Islam. Riflessioni sulla storia di un concetto
Abstract In questo saggio si studia il rapporto tra il concetto di dispotismo orientale e l’Islam, inteso come una religione che è stata spesso presentata dagli autori occidentali come un movimento connotato da un forte spirito guerriero e che si espanse per mezzo della spada e non della predicazione pacifica. Nell’articolo si esaminerà anche il pensiero di autori classici quali Aristotele, Rousseau e Machiavelli, Marx e Weber sul tema del dispotismo orientale e dell’Islam.
This essay studies the relationship between the concept of Oriental despotism and Islam, understood as a religion that has often been presented by Western authors as a movement marked by a strong warrior spirit, which expanded by means of the sword rather than peaceful preaching. The article will also examine the thinking of classical authors such as Aristotle, Rousseau and Machiavelli, Marx and Weber on the subject of oriental despotism and Islam.
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Pompeo Fabio Mancini
Soggetto e individuo. Costituzione del civis moderno tra lineamenti teorico-politici e prospettive antropologiche
Abstract La formazione dell’idea di cittadinanza segue l’evoluzione della teoria dello Stato dalla concezione patrimoniale e paternalistica fino a quella liberale e democratico-sociale. Lo Stato di diritto contribuirà così a formare l’idea di Stato democratico ad espressione popolare indiretta ed in questa concezione esso assegna a sé ambiti e azioni nella sfera politica e avoca il riconoscimento giuridico-formale dell’individuo, come soggetto di diritti, e quindi di cittadino. Ne consegue che la cittadinanza moderna riconosce il soggetto come entità giuridica espressione del processo di trasformazione politica, economica e socio-culturale dello Stato, e l’individuo come emblema di un nuovo paradigma antropologico. In tal senso l’individuo moderno è un’astrazione giuridicamente corretta sul piano della dottrina, ma antropologicamente devastante per le conseguenze che genera e determina nel sistema di valori della cultura moderna, in particolar modo occidentale.
The formation of the idea of citizenship follows the evolution of the theory of the State from the patrimonial and paternalistic conception to the liberal and democratic-social one. The rule of law will thus contribute to forming the idea of a democratic state with indirect popular expression and in this conception it assigns to itself areas and actions in the political sphere and advocates the legal-formal recognition of the individual, as a subject of rights, and therefore of citizen. It follows that modern citizenship recognizes the subject as a legal entity that is an expression of the process of political, economic and socio-cultural transformation of the state, and the individual as the emblem of a new anthropological paradigm. In this sense, the modern individual is a legally correct abstraction in terms of doctrine, but anthropologically devastating for the consequences it generates and determines in the value system of modern culture, especially Western culture.
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Fabrizio Valenza
La necessità di una visione unificata dell’esperienza
Abstract La parzialità cronica di giudizio di cui soffre l’essere umano contemporaneo si concretizza in espressioni spesso di carattere negativo, che restituiscono una visione limitata del senso di realtà, riduzione dell’esperienza globale dell’esistenziale. La prima e diretta conseguenza è un’esperienza di sé, del mondo e del Divino insoddisfacente, sempre a rischio degenerazione e bisognosa di un completamento di senso. Una filosofia mistica della conoscenza può unire la logica conoscitiva razionale alla modalità tipica della mistica, permettendo un progressivo ritorno globale all’unificazione dell’esperienza conoscitiva.
The chronic partiality in the judgement suffered by contemporary Human Being is often expressed in negative nature expressions, which result in the restitution of a limited vision of the sense of reality, reduction of global existential experience. Direct consequence consists in unsatisfactory experience of itself, of the world and of the Divine, always at risk of degeneration, in need of a completion of meaning. A mystical philosophy of knowledge can combine the modality of a rational cognitive logic with the typical modality of the mystical experience, allowing a progressive global return to the unification of cognitive experience.
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Lech Witkowski
Le trasformazioni e le loro dominanti: tra dinamica e struttura della processualità
Abstract This text discusses meta-pedagogical transformational contexts in the space of human activities and fate, making use of hermeneutics, critical reflection, psychoanalysis, anthropology and the “applied humanities” project. Problems: (1) moving the dominant factors in professional processes and practices, such as: dialogue, rationality of actions, understanding of tradition, freedom, change, the ideal of the space of action; (2) transversal, structural duality and oscillations around action dilemmas and dominants in psychosocial development; (3) traps, limitations and gaps in traditional approaches to the relationship between the factors in the transformation of a person’s identity, misleading discontinuities and internal tensions; (4) an anti-positivist breakthrough in understanding the explanation of processes and the threefold “explosive effect” in the transformations of the emotional-cognitive representation of actors, including their self-transformation and interactive alliance in action; (5) other approaches to the indicated conceptualization.
Nel testo, l’autore riflette sui contesti di trasformazioni meta-pedagogiche in riferimento all’ermeneutica, la riflessione critica, la psicanalisi, l’antropologia così come in relazione al progetto di scienze umane applicate. La problematica: 1) la ricollocazione della dominante in seno ai fattori che concorrono a definire i differenti processi e pratiche professionali, quali: dialogo, razionalità delle azioni, comprensione della tradizione, libertà, cambiamento, idea di spazio e di azione; 2) la trasversalità, la dualità strutturale, e le oscillazioni intorno ai dilemmi dell’azione e delle dominanti nello sviluppo psicosociale; 3) le difficoltà, i limiti e le lacune delle visioni tradizionali della relazione tra differenti fattori di trasformazione identitaria dell’uomo, le discontinuità e le tensioni interne svianti; 4) il passaggio a una visione antipositivista per una spiegazione comprensiva dei processi e un triplo “effetto esplosivo” che si produce nelle trasformazioni delle rappresentazioni affettive e cognitive dei soggetti che agiscono, comprese le trasformazioni di essi stessi e la loro alleanza interattiva nell’azione; 5) altre visioni della concettualizzazione menzionata.
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Salvatore Colazzo
In contrappunto. A proposito di un saggio di Lech Witkowski sull’agire educativo come agire trasformativo
Abstract L’articolo si propone di individuare le linee portanti del pensiero pedagogico di Lech Witkowski, il quale disegna una criteriologia meta-pedagogica dell’agire educativo. Reputa come irrinunciabile il lavoro educativo, che costituisce – a suo parere – l’istanza pragmatica di gran parte delle scienze umane e sociali. Esso trae le sue ragioni di legittimità dall’esigenza trasformativa che deriva dall’essere l’uomo un animale integralmente culturale, iscritto in un ambiente “naturale” da cui trae le risorse per realizzarsi a misura del suo immaginario. I vincoli a cui obbedisce sono storicamente definiti e quindi costantemente questionabili. Parimenti culturale è l’ignoranza che oggi si dà del background naturale su cui poggia l’umano, che sta deteriorando il pianeta, fino al punto da legittimare scenari apocalittici di distruzione delle condizioni naturali che consentono la sopravvivenza della specie umana. Invertire la rotta si può se si realizzerà una rivoluzione mediata dall’educazione. Una rivoluzione che miri a realizzare livelli di complessità del pensiero e dell’azione in grado di superare le contraddizioni attuali, immaginando un nuovo patto tra gli uomini e tra questi e la natura.
The article aims to identify the main lines of the pedagogical thought of Lech Witkowski, who draws a meta-pedagogical criteria of educational action. He considers educational work as indispensable, which in his opinion constitutes the pragmatic instance of most of the human and social sciences. It derives its legitimacy from the transformative requirement that derives from man being an integrally cultural animal, inscribed in a ‘natural’ environment from which he draws the resources to realise himself to the extent of his imagination. The constraints he obeys are historically defined and therefore constantly questionable. Equally cultural is today’s ignorance of the natural background on which the human being rests, which is deteriorating the planet to the point of legitimising apocalyptic scenarios of destruction of the natural conditions that allow the survival of the human species. Reversing the course is possible if a revolution mediated by education is achieved. A revolution that aims to achieve levels of complexity of thought and action capable of overcoming the current contradictions, imagining a new pact between mankind and between mankind and nature.
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Mario Castellana
Sulla costante presenza di Federigo Enriques nella strategia teorica di Lech Witkowski
Abstract L’intera strategia teorica messa in atto da Lech Witkowski è attraversata dalla presenza costante di indicazioni tratte dal pensiero filosofico-scientifico di Federigo Enriques (1871-1946); essa è più evidente nella prima fase del suo percorso per l’insieme di studi dedicati a tale figura nel vederla come una delle voci, anche se emarginata, più autorevoli del neo-razionalismo europeo degli anni ‘30 insieme a Gaston Bachelard e Ferdinand Gonseth. In questi ultimi tempi, tali indicazioni, soprattutto quelle inerenti all’idea di teoria come “rappresentazione ipotetica degli invarianti dell’esperienza” espressa nei Problemi della scienza del 1906, hanno fatto da supporto alle sue continue meta-riflessioni sulla natura di altre discipline come quelle socio-pisco-pedagogiche e al confronto critico con le proposte di figure come Bateson, Habermas e altre.
The full theoretical strategy implemented by Lech Witkowski is crossed by the constant presence of indications drawn from the philosophical-scientific thought of Federigo Enriques (1871-1946); it is more evident in the first phase of his career for the set of studies dedicated to this figure in seeing her as one of the most authoritative voices, albeit marginalized, of the European neo-rationalism of the 1930s together with Gaston Bachelard and Ferdinand Gonseth. In recent times, these indications, especially those inherent to the idea of theory as a “hypothetical representation of the invariant of experience” expressed in the Problemi della scienza of 1906, have supported his continuous meta-reflections on the nature of other socio-pisco-pedagogical ones and the critical comparison with the proposals of figures such as Bateson, Habermas and others.
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Riccardo Campa
La pandemia e il ritorno del positivismo. Una riflessione attraverso le lenti della metapedagogia di Lech Witkowski
Abstract In quest’articolo prendiamo spunto dal recente lavoro Le trasformazioni e le loro dominanti di Lech Witkowski per sviluppare alcune riflessioni sull’emergenza pandemica. L’emergenza pandemica legata alla diffusione del Covid-19 ha sancito il ritorno, sulla scena mediatica e nel mondo intellettuale, del paradigma metascientifico positivista. Facendo leva sul succitato lavoro del filosofo polacco e su altre sue importanti ricerche, mostriamo che il paradigma positivista era stato superato nell’ambito della cultura francofona e italofona prima ancora che nell’epistemologica fallibilistica anglosassone (anche se ora – detto per inciso – pure quest’ultima sembra caduta nel dimenticatoio). Concludiamo sostenendo che la gestione della pandemia, soprattutto sul piano dell’informazione, non ha tratto giovamento da una rappresentazione della scienza troppo rigida e filosoficamente inadeguata.
In this article we take a cue from the recent work Transformations and their dominants by Lech Witkowski to develop some reflections on the pandemic emergency. The pandemic emergency linked to the spread of Covid-19 has sanctioned the return, on the media scene and in the intellectual world, of the positivist metascientific paradigm. By leveraging the aforementioned work of the Polish philosopher and other important works of his, we show that the positivist paradigm had been overcome in the context of French and Italian-speaking culture even before the Anglo-Saxon fallibilist epistemology (even if now – incidentally – the latter also seems to have fallen into oblivion). We conclude that the response to the pandemic, especially in terms of information, did not benefit from a too rigid and philosophically inadequate representation of science.